Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/140

Da Wikisource.

— 136 —

cietà, non costituivano forse un capitale che qualunque altro avrebbe saputo sfruttare? Io l’ho dissipato senza saperlo; io fui vinto da un’esaltazione di sacrificio che non mi ha prodotto altro che dolore.

Mi sono sacrificato? ho sofferto? Peggio! Soffrire è un lavoro che il mondo non paga e non riconosce nè meno. Bisognerebbe che ci fosse il padrone, Iddio. Lui, forse, ricompenserebbe chi soffre: il mondo se ne ride e non ha torto.

E pure è cosa certa che il mondo ha le sue conquiste, ha i suoi piaceri, ha le sue felicità; e vi sono fiori di oro e fiori di carne, ma non li coglie chi si innamora dei fantasmi della sua mente o si nutre di strane utopie.

Le fantasie corrompono l’anima e il corpo, e rendono l’uomo pallido e trasognato; e più sono grandi e nobili e più uccidono, e non v’è corruzione di vizio che maceri più terribilmente.

Camminai per molto tempo e giunsi in vista di un campo coperto di spighe mature, e i mietitori le falciavano.

Quella vista mi consolò alquanto e mi distrasse: così che postomi dietro una siepe ar-