Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/15

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O Madonne che abitate le chiesuole delle terre d’intorno, ben ne aveste adorni gli altari, voi! E non ci proteggeste voi! Il profumo delle bianche e delle purpuree rose non salì sino al vostro seggio celeste?

Mi ricordo di maggio (allora c’era il maggio per me e c’era la primavera) quella lunga fila di stanze in rettilineo che davano sopra il roseto: il sole entrava a fili sottili attraverso le persiane socchiuse, si posava sui mobili coperti di raso sbiadito, sui quadri dalle cornici di legno intarsiato, appese al muro; e sul filo solare fuggiva un pulviscolo di quelle vecchie masserizie insieme agli atomi delle rose che morivano silenziose in molti e bellissimi vasi di cristallo, mentre le loro sorelle giù nel sole del parco non si stancavano di aprirsi e cadere come vinte dalla voluttà del loro profumo.

Mia madre passava quasi tutto il giorno per quelle stanze o pel roseto, che essendo dalla parte opposta della via, le permetteva di non essere veduta. La gente diceva che ella era molto superba: certo nel paese si faceva vedere a pena due o tre volte all’anno, e anche la messa la udiva in una cappelletta annessa al palazzo, dove il