Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/25

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Più tardi, quando io facevo gli ultimi anni di legge, ella fu presa da un’idea delirante, la quale però la sosteneva in vita e le serviva di norma direttrice. La nostra casa era caduta, la nostra casa doveva risorgere; io doveva essere il salvatore ed il redentore della casa. Come? e quando? e per quale via? Lei certo non lo sapeva; sapeva solo che la cosa doveva essere. Allora i cipressi avrebbero mandate fuori verdi fronde, e il fiordaliso d’oro che empiva il quartiere dello scudo, sarebbe rifiorito sul suo campo: così profetava il bel motto latino crescet in aevum.

Allora, ma soltanto allora, io doveva tornare. Le stanze della villa, chiuse e mute per tanti anni, si sarebbero aperte al sole; lei mi sarebbe venuta incontro, giù per la scalea, in mezzo all’applaudire dei clienti e dei servi, ed avrebbe esclamato: «Tu, o mio figliuolo, hai fatto finalmente ritorno! Quanto tempo ti abbiamo atteso! I miei capelli son diventati tutti bianchi, ma non ho voluto morire, sebbene i morti mi chiamassero e io desiderassi morire; non lo volli per assistere al suo trionfo in questo giorno felice!»

Su questo proposito non mi fece mai alcun