Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/26

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progetto determinato, forse perchè non ne aveva alcuno; ma io capivo che la sua volontà, come la sua fede, erano indomabili. Bisognava riuscire: io doveva riuscire! Era questo pensiero che la teneva in vita. Quando le scrivevo: — Mamma mia, ho desiderio di vederti, voglio stare vicino a te qualche po’ di tempo — lei rispondeva: — No qui, tu non devi impigrirti fra queste campagne; devi vivere in città per conquistarti il posto secondo il tuo destino.

Tale era la frase impreteribile, in cui includeva un senso mistico di cosa fatale.

— Ma gli affari, mamma — io le riscrivevo — tu sei donna, hai bisogno di qualcuno che ti assista, che ti consigli.... — Ella rispondeva: — Tutto va bene; agli affari ci penso io, io non ho bisogno di niente; tu pensa solo a te e a farti uno stato degno di te.

Io, insomma, non dovevo vedere, non dovevo saper nulla degli affari di casa, e forse era anche per questo che non mi voleva lassù con lei, dove ci sarei stato tanto volentieri a meriggiare sotto quelle piante, a pranzare io e lei in quella sala a pian terreno tutta silenziosa e verde per il riflesso del parco. E un’altra lucida ed incoercibile