Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/34

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poli d’uva con gli acini tutti vizzi e con alcune mele dalla pelle rugosa e ferrigna.

Io mi sentiva piombare l’angoscia e lo stupore sul capo, e pure pareva che non fosse vero. Vero! e i miei sensi si rifiutavano di credere. Anche alcuni lembi del damasco che copriva le pareti si erano slabbrati, e l’umidità e il gelo penetrando attraverso le screpolature del muro, vi si erano grommati in una specie di muffa; altri lembi cadevano accartocciati in se stessi accidiosamente. Mia madre non si accorgeva o fingeva di non avvedersi di nulla.

Mi fece sedere vicino a sè, attizzò il fuoco, e mi passò il braccio sul collo. Domandava con premura notizie della contessa B....; che cosa n’era della figliuola della signora C..., che ella tenne a battesimo.

— Si deve essere fatta carina! Tu le fai la corte, scommetto? — Domandava se la marchesa A.... era sempre così bionda, se dava ancora quelle feste così ricche che se ne parlava per dei mesi prima e dei mesi dopo. — Quanto avrei caro di vederla!

Poi cominciò a parlare di me con una volubilità ardente. Io rispondeva sì e no, ricam-