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230 l'uomo grande e la donna piccola


Protestò il prof. Cornelius, che qualche volta era stato a pranzo in casa dell’illustre scienziato, ed aggiunse:

— Modi da borghesuccia; un risolino: come sta? sta bene? noi stiamo assai bene; le posso offrire un vermouth? una vecchia bottiglia? un bicchierino di menta? e toglie (risum teneatis, col mio vecchio Orazio) lei il piatto al marito anche quando c’è gente: questi sono i suoi discorsi più spiritosi.

Ma le nobili dame non erano le sole a deplorare questa riservata austerità di vita: anche molte società democratiche ed umanitarie deploravano la scarsa partecipazione del prof. Maini alla vita publica. Perchè egli non solo avea trovato il calcolo comparativo della curvatura degli elissoidi celesti, la teoria delle stelle multiple, l’ipotesi dell’unità della materia cosmica, ecc., ecc., ecc.; ma avea anche dettato l’opera mondiale «Dell’origine della psiche singola e universale», opera di una concezione vastissima che solamente quest’uomo, posto quasi ad intermediario fra la terra e il cielo, avrebbe potuto concepire; opera che ha creato — direi quasi — un nuovo orientamento nel giudizio umano, e che tutti, specialmente gli studiosi della scienza e gli apostoli delle indiscusse verità positive, citano, anche senza averla letta, a sostegno de’ loro opposti e variabili dogmi.

Ora è ragionevole questa domanda: a che cosa vale la scienza, a che cosa vale l’arte, se esse a simiglianza delle imposte — mi sia lecito parafrasare l’arguto e sensibile paragone di un nostro economista, celebre anche per la sua zazzera — non si riversano come pioggia benefica sulle moltitudini?