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l’anima. Egli era giunto in vista del grande oceano; egli, come il cigno morente, sentiva il canto salire vertiginoso. Santippe co’ suoi piagnistei avrebbe dato disturbo.

Ma può anche essere un’altra causa, che Platone non dice, cioè che Dioniso, il dio terribile e insieme pietoso, abbia concesso a Socrate in quelli estremi momenti quell’ebrietà che toglie la sensazione delle cose vere presenti e dona la esaltazione per cui, tanto al savio come all’infante, la buia morte appare come una continuata vita.

Dunque Socrate, prima di morire, parlò a lungo della immortalità dell’anima.

Questo famoso discorso di Socrate sull’immortalità dell’anima, conserva anche oggi una strana forza di attualità.