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176 i trionfi di eva


Un raggio di sole faceva scintillare tutta la bottega e tutti i veleni opalini, verdi, amaranto, che occhieggiavano nelle fiale.

Le commesse del collarino e dai polsini candidi, occhieggiavano anch’elle: ed egli bevve e non provò affatto quel senso nobile di sdegno che lo accompagnava da anni, e per cui tutti i luoghi in cui belle donne fanno da richiamo, gli pareano turpissimi lenocini. Anzi, centellinando, ebbe questa idea: «E se tali luoghi sono lenocinio, come chiameremmo noi gli spettacoli di gala al teatro, i grandi balli ufficiali, ove noi pure, uomini della legge, siamo chiamati ad intervenire? E pure ci intervengono le compite dame, in grande scollato, che mi rivolgono questa prudente e saggia domanda:

«Non teme Ella, commendatore, che dalla adozione del divorzio possa risultare un crescente dissolversi della famiglia?»

«No, signora, non temo, non temo niente,» fu la risposta che allora diede il commendatore.

La famiglia! Il papà al posto d’onore, la mamma di fronte col naso lungo acerbo, la signorina e il signorino ai lati: la domestica ogni giorno col solito piatto di bollito e la solita domanda: «La senape francese o la senape inglese?»

Ciò evidentemente era troppo pel signor magistrato: era un rifare a precipizio in un giorno solo il cammino lento e progressivo di trent’anni per la via della virtù. Se ne accorse anche lui.