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nessuna curiosa pupilla umana, nulla fuori che me e te, tu mi toccheresti.

La città infatti era scomparsa, e la notte dava posto al sole, ed era l’irradiante sole estivo che rovesciava di qua e di là le tenebre come un forte iddio. Una campagna si apriva senza tràccia di abitazione umana. Salìvano alte erbe, alte rose e gardènie. Ella saliva più alta delle erbe e dei fiori, e con le bràccia nude districava le sue impigliate chiome. Era un enorme velàrio di fiori, come entro un campo di spighe. Le mani del veneràbile uomo si tèsero per adunghiare quel bràccio. Ella se ne accorse, rise, disse: — Ora hai tu perduto il pudore.

Allora ella rallentò il passo. Si lasciò avvicinare.

Magnifica e veneranda ella era. Bella come Biancofiore!

Pure sorrideva dolcemente.

Abbassò per un momento le grandi cìglia. Staccò un tènue fermàglio, e con la mano si attolse la mammella col purpùreo fiore del seno.

— Ohe cosa vuoi tu — disse ella allora tristemente —, pìccolo miseràbile?