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Poi un’altra volta l’ho veduto il soldato grìgio; non questa, l’altra primavera (1912). Se non era lui, non importa. Era sempre lui! L’ho veduto a Casalècchio di Reno. Noi bevevamo la buona birra e mangiavamo le sementine abbrustolite; e alcuni soldati facèvano lo stesso, e tutti intorno a loro facèvano festa. Vuol dire che uno era con le stampelle, uno aveva la testa bianca, fasciata, uno aveva un bràccio di meno. A prima vista ciò destava una certa impressione; ma tutti facèvano festa; ed anche i mutilati sorridèvano.

E un altro ne ho veduto a Pistòia. Se non era lui, non importa! Era il soldatino rèduce dalla guerra di Lìbia. Era lui. Andava al telègrafo a telegrafare. Tutti gli si offrìvano, con quel dolce loro parlare, pronti al servìzio; e molti lo seguìvano, ammirati: lo seguii anch’io. Egli aveva la bandierina infissa su l’elmetto di sùghero, ma del piumàccio non rimaneva che qualche penna. Gli stinchi, lunghi, èrano stretti nelle fasce: portava solo il tascapane ed il fucile. Ma come