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xx. - Dunque ròndini, addio! 209

questa aristocràtica casetta!» mi disse, e mantenne la parola. E i pòveri e i ricchi a buona ragione mi dìcono: «Voi non siete dei nostri».

Ah, dolce casetta, perchè non poter fare come la Madonna di Loreto, che ordinò agli àngioli di trasportarla, la sua casa, di là dal mare?

Poi altre cose sono sopraggiunte in questi ùltimi anni oltre all’uomo del fisco, cose reali e cose fantàstiche, che sèguitano ancora a ballare nella mente: sono imàgini che non stanno ferme. Appena elle si fèrmano un po’ quando fugge il treno. E poi viene avanti quel pòvero piccino che correva nella sua dolce infànzia per le stanze della casetta: la sua casetta! Ora pende immòbile e come tetro da un ritratto della parete; e il sole invano lo percuote. Quali cose tristi, o mio piccino, hanno fermato il tuo tènero riso? Ho l’impressione di un gran tradimento intorno a me. Ma davanti a me cammina Cristo, e quelle sue folli parole: «Làscia tutto, butta via tutto!», mi hanno inebbriato di una nuova passione: «non fabbricare qui nulla — dice Cristo — : non èssere proprietàrio di nulla; non èssere iscritto in nessun re-

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