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xx. - Dunque ròndini, addio! 217

                         Dunque ròndini, ròndini, addio.

Oh, buon poeta! Eri tu che mi prestavi dalla tomba la tua cantilena:

                         Ma saranno pur gli stessi voli;
                         Ma saranno pur gli stessi gridi;
                         Ma saran pur gli stessi nidi,
                         Risarà tutto quello che fu.

Una monòtona cantilena in verità. Ma le cantilene dei poeti bisogna controllarle buttàndole contro il sole, contro le ròndini. E se queste cose rispòndono, allora le cantilene più disadorne sono veramente adorne.

Chi sono i poeti? Sono coloro che parlano dopo la morte.

Dunque, ròndini, ròndini, addio! cioè: addio, dolce vita!

E poi, ripensàndoci e come eccitato da quel garrire che accompagnava sopra la mia testa l’andare traballante della vettura, mi pareva che anche un altro poeta avesse così preso commiato dalla vita con un addio alle ròndini.

E cercando chi altri avesse detto così, vidi verso occidente la lìnea dei monti, San Leo, la Carpegna, Montefeltro.

Per quei monti di Romagna passò