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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/164

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almeno mi scriverai più sovente, e mi racconterai qualche cosa di te e della Venier come mi hai promesso, la quale Venier, sebbene tua parente, pare che ti abbia dato molto fastidio.

Io credeva bene che fossero frottole quelle cose che mi si scrissero sul conto tuo, ora poi ne son certa, e non dubitare che non le dirò ad alcuno; ma tu sii pur certa, Marianna mia, che il desiderio più ardente ch’io m’abbia è quello di sentirti felice e lieta.... nè parmi che per esserlo abbi preso una cattiva strada ora che mi dici esserti resa forte ed insensibile. Ed invero è gran tempo che non ho più nuove del tuo lato manco, e perchè il mio uccellino non mi parla più, io debbo crederti, e ti credo certo che non abbi più avuto nessun impegno serio, ma qualche amoretto, qualche sospiro.... possibile che non sospiri più ? E quel Salvi, lo hai poi riveduto a Pisa? poichè tu gli vuoi bene o gli hai voluto bene, sarà un bello e bravo giovine, a me però è molto antipatico il suo nome, come quello che mi ricorda un certo Basilio Salvi romano che aveva da fare con papà, il di cui carattere (leggendo le sue lettere) mi dava molta melanconia. E se questo tuo tenore è di Roma chi sa che non sia figlio di Basilio?

Vorrei sapere se hai veduto più Gustavo Romani, che hai conoscinto una volta in Toscana, e a cui tu piacesti assai; questo nome, vedi, mi è simpatico assai, e mi dà l’idea di un caro giovine.

Di a Nina che non pensi più a quel tale di Livorno, a quel Rochefort e che non pianga più, altrimenti ne soffriranno danno i suoi begli occhi, i quali io bacio con tutta la delicatezza possibile,