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124 | la prima forma del giorno |
vicino al cor: sublime alzisi ’l petto;
sorgali gli omeri entrambi, e verso lei
piega il duttile collo; ai lati stringi
le labbra un poco; vèr lo mezzo acute
100rendile alquanto, e da la bocca poi,
compendiata in guisa tal, sen esca
un non inteso mormorio. La destra
ella intanto ti porga: e molle caschi
sopra i tiepidi avori un doppio bacio.
105Siedi tu poscia; e d’una man trascina
piú presso a lei la seggioletta. Ognuno
tacciasi; ma tu sol, curvato alquanto,
seco susurra ignoti detti a cui
concordili vicendevoli sorrisi
110e sfavillar di cupidette luci,
che amor dimostri, o che lo finga almeno.
Ma rimembra, o signor, che troppo nuoce
negli amorosi cor lunga e ostinata
tranquillitá. Su l’oceáno ancora
115perigliosa è la calma: 0I1 quante volte
dall’immobile prora il buon nocchiere
invocò la tempesta! e si crudele
soccorso ancor gli fu negato; e giacque
affamato, assetato, estenuato,
120dal velenoso aere stagnante oppresso,
tra l’inutile ciurma al suol languendo.
Però ti giovi de la scorsa notte
ricordar le vicende; e con obliqui
motti pungerl’alquanto: o se, nel volto
125paga piú che non suole, accòr fu vista
il novello straniere; e co’ bei labbri
semiaperti aspettar, quasi marina
conca, la soavissima rugiada
de’ novi accenti: o se cupida troppo
130col guardo accompagnò di loggia in loggia
il seguace di Marte, idol vegliarne