Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/132

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126 la prima forma del giorno


che ansando e anelando intorno giva
ai nuziali letti; e tutto enipiea
170di sospetto e di fremito e di sangue.
Allor gli antri domestici, le selve,
Tonde, le rupi, alto ulular s’udiéno
di feminili strida: allor le belle
dame, con mani incrocicchiate e luci
175pavide al ciel, tremando, lagrimando,
tra la pompa feral de le lugubri
sale, vedean dal truce sposo offrirsi
le tazze attossiccate o i nudi stili.
Ahi pazza Italia! il tuo furor medesmo
180oltre l’Alpi, oltre ’l mar destò le risa
presso agli emoli tuoi, che di gelosa
titol ti diéro; e t’è serbato ancora
ingiustamente. Non di cieco amore
vicendevol desire, alterno impulso,
185non di costume simiglianza or guida
gl’incauti sposi al talamo bramato;
ma la Prudenza coi canuti padri
siede, librando il molt’oro e i divini
antiquissimi sangui: e allor che l’uno
190bene all’altro risponde, ecco Imeneo
scoter sua face; e unirsi al freddo sposo,
di lui non giá, ma delle nozze amante,
la freddissima vergine, che in core
giá volge i riti del bel mondo; e lieta
195l’indifferenza maritale affronta.
Cosí non fien de la crudel Megera
piú temuti gli sdegni. Oltre Pirene
contenda or pur le desiate porte
ai gravi amanti; e di feminee risse
200turbi Oriente: Italia oggi si ride
di quello ond’era giá derisa; tanto
puote una sola etá volger le menti!
     Ma giá rimbomba d’una in altra sala