Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/136

Da Wikisource.
130 la prima forma del giorno


a distinguer s’apprese; e voi sentiste
primamente le grazie. A voi tra mille
sapor fur noti i piú soavi: allora
fu il vin preposto all’onda; e il vin s’elesse
figlio de’ tralci piú riarsi e posti
a piú fervido sol, ne’ piú sublimi
colli dove piú zolfo il suolo impingua.
Cosí l’uom si divise: e fu il signore
dai volgari distinto, a cui nel seno
troppo languir l’ebeti fibre, inette
a rimbalzar sotto i soavi colpi
de la nova cagione onde fur tocche:
e quasi bovi, al suol curvati, ancora
dinanzi al pungol del bisogno andáro;
e tra la servitude e la viltade
e’l travaglio e l’inopia a viver nati,
ebber nome di plebe. Or tu, signore,
che feltrato per mille invitte reni
sangue racchiudi, poiché in altra etade
arte, forza o fortuna i padri tuoi
grandi rendette, poiché il tempo alfine
lor divisi tesori in te raccolse,
del tuo senso gioisci, a te dai numi
concessa parte: e l’umil vulgo intanto,
dell’industria donato, ora ministri
a te i piaceri tuoi, nato a recarli
su la mensa reai, non a gioirne.
     Ecco, la dama tua s’asside al desco:
tu la man le abbandona; e mentre il servo,
la seggiola avanzando, all’agil fianco
la sottopon, si che lontana troppo
ella non sia, né da vicin col petto
prema troppo la mensa, un picciol salto
spicca, e chino raccogli a lei del lembo
il diffuso volume. A lato poscia
di lei tu siedi: a cavalier gentile