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ii - il mezzogiorno 131


il fianco abbandonar de la sua dama
non fia lecito mai, se giá non sorge
350strana cagione a meritar ch’egli usi
tanta licenza. Un nume ebber gli antichi
immobil sempre, e ch’alio stesso padre
degli dèi non cedette, allor ch’ei venne
il Campidoglio ad abitar, sebbene
355e Giuno e Febo e Venere e Gradivo
e tutti gli altri dèi da le lor sedi
per riverenza del Tonante uscirò.
     Indistinto ad ognaltro il loco sia
presso al nobile desco: e s’alcun arde
360ambizioso di brillar fra gli altri,
brilli altramente. O come i vari ingegni
la libertá del genial convito
desta ed infiamma! Ivi il gentil Motteggio,
maliziosetto svolazzando intorno,
365reca su l’ali fuggitive ed agita
ora i raccolti da la fama errori
de le belle lontane, ora d’amante
o di marito i semplici costumi:
e gode di mirare il queto sposo
370rider primiero, e di crucciar con lievi
minacce in cor de la sua fida sposa
i timidi segreti. Ivi abbracciata
co’ festivi Racconti intorno gira
l’elegante Licenza: or nuda appare
375come le Grazie; or con leggiadro velo
solletica vie meglio; e s’affatica
di richiamar de le matrone al volto
quella rosa gentil che fu giá un tempo
onor di belle donne, all’Amor cara
380e cara ail’Onestade; ora ne’ campi
cresce solinga, e tra i selvaggi scherzi
a le rozze villane il viso adorna.
     Giá s’avanza la mensa. In mille guise