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328 le odi


     E a le nevi del petto,
chinandosi, da i morbidi
veli non ben costretto,
fiero dell’alme incendio!
60permetteva fuggir?
     In tanto il vago labro,
e di rara facondia
e d’altre insidie fabro,
giá modulando i lepidi
65detti nel patrio suon.
     Che piú? Da la vivace
mente lampi scoppiavano
di poetica face,
che tali mai non arsero
70l’amica di Faon;
     né quando al coro intento
de le fanciulle lesbie
l’errante, violento
per le midolle fervide
75amoroso velen;
     né quando lo interrotto
dal fuggitivo giovane
piacer cantava, sotto
a la percossa cetera
80palpitandole il sen.
     Ahimè, quale infelice
giogo era pronto a scendere
su la incauta cervice,
s’io nel dolce pericolo
85tornava il quarto di!
     Ma con veloci rote
me, quantunque mal docile,
ratto per le remote
campagne il mio buon genio
90opportuno rapi;