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350 le odi


     i labbri onde il sorridere
gratissimo balena,
onde l’eletto e nitido
parlar, che l’alme affrena,
65cade, come di limpide
acque lungo il pendio lene rumor;
     seco portando e i fulgidi
sensi ora lieti, or gravi,
e i geniali studii,
70e i costumi soavi,
onde salir può nobile
chi ben d’ampia fortuna usa il favor
     Ah! la vivace immagine
tanto pareggia il vero,
75che, del piò leso immemore,
l’opra del mio pensiero
seguir giá tento; e l’aria
con la delusa man cercando vo.
Sciocco vulgo, a che mormori,
     80a che su per le infeste
dita ridendo noveri
quante volte il celeste
a visitare ariete
dopo il natal mio di Febo tornò?
     85A me disse il mio genio
allor ch’io nacqui: — L’oro
non fia che te solleciti,
né l’inane decoro
de’ titoli, né il perfido
90desio di superare altri in poter:
     Ma di natura i liberi
doni ed affetti, e il grato
de la beltá spettacolo
te renderan beato,
95te di vagare indocile
per lungo di speranze arduo sentier.