Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/107

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rispetto e di ragioni, io ho sempre riscossi improperi e villanie, deduce il padre Branda una falsissima conseguenza, soggiugnendo egli immediatamente ad esso queste parole: «Oh! vedete, signor Parini, se Milano vuole avvocati della vostra sorta e di quel credito che vi siete voi sinora meritato». Ei mostra di concedere, con queste parole, che vera sia per tutte le parti la mia asserzione, e da quella ne argomenta poi malamente ch’io perciò non mi debba esser fatto nessun credito, e che Milano debba vergognarsi d’avermi per avvocato. Allora l’avvocato si merita credito, quando i suoi avversari non hanno mai ribattute le sue ragioni. I miei avversari non lo hanno mai fatto: dunque io mi merito il credito di buono avvocato; dunque Milano non dee vergognarsi di avere «avvocati della mia sorta». Che il padre Bandiera spezialmente non abbia ribattute le mie ragioni, basta, per convincersene, leggere la risposta da lui a me fatta, nella quale, invece di difender se stesso, si pone ad accusar me, singolarmente perché io abbia ardito di corregger lui, che è, com’egli da se medesimo si chiama, «autore di venti tomi». Ch’egli poi mi abbia a torto accusato, basta leggere la bizzarra operetta intitolata Bandiera al vento , fatta in sua e mia difesa da un vivacissimo ed accorto ingegno, che ora è professore della sacra eloquenza in una grande cittá, e del quale voi, amico carissimo, conoscete a mille prove il valore, si per la dolcissima sua conversazione, si per le altre sue riguardevoli opere stampate. Quanto poi agl’improperi e alle villanie scagliate contra un rispettoso avversario, se queste bastano per dichiararlo avvocato da nulla e a dichiarar vincitore chi le dice, il padre Branda ha vinta meco la causa, e io mi confesso per uno avvocato che non merita credito veruno. E ora mi accorgo, perché nelle dispute, ch’egli ebbe a questi anni passati co’ due onoratissimi e dotti uomini, il signor dottore Baldassare Oltrocchi e il signor canonico Giovanni Andrea Irico, egli ne abbia fatto si grande uso, sino a scherzare ingiuriosamente sopra i loro nomi, le loro patrie, le loro famiglie, le loro rispettabili e pubbliche cariche e i loro veri e convenientissimi titoli.