Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/108

Da Wikisource.

Viene poi a parlare il padre Branda di ciò che ho detto del padre Bandiera, e mi burla perché io abbia asserito ch’egli era morto, quando, come il padre Branda dice, è «ancor vivo e sano, e potrebbe a un bisogno sorgere a ridarmene un carpicelo de’ buoni». Io ho giá ringraziato il padre Branda di questa buona novella; e, se quegli vorrá risorgere contra di me con questi «buoni carpicci», sará il benvenuto. Quanto a me, non mi sento brivido alcuno. Io non ho punto di paura degli strapazzi, e venero e mi arrendo volentieri alle ragioni; e questo è il motivo perché non temo neppure il padre Branda. Quanto alla morte del Bandiera da me asserita, ninno meglio di voi può sapere su qual fondamento io mi sia appoggiato dicendolo. Vi dee ricordare di quella sera del carnovale dell’anno passato, che noi ci trovammo a conversazione presso il degnissimo e gentilissimo provinciale de’ padri de’ Servi di questa cittá, in compagnia di molti altri, fra’ quali eran compresi l’abate Passeroni e l’abate Soresi e l’abate Salandri. Vi dee ancor ricordare che quivi cadde il discorso sopra la quistione dal Soresi e da me avuta col padre Bandiera, e da que’ padri de Servi, che colá erano, si confermò la novella, giá sparsa per Milano, della morte di lui, e a tal segno tenuta per certa, che il Salandri e il Soresi fecero suggetto del loro improvvisare e lodarono co’ loro versi il padre Bandiera, e il piansero morto. Se il padre Bandiera è ancor vivo, io n’ho piacere: possa egli campare mille anni! Io il credo al padre Branda, benché non ne adduca le pruove; né voglio incomodarmi a domandarne, per voglia di confonderlo. Queste vie e queste pratiche lascio che le tenga egli, che, per quanto da’ suoi scritti si vede, ci debb’essere avvezzo da molto tempo. Se poi sia vero ch’io mi meriti da quel religioso «una buona mano di stregghia», come dice il padre Branda, ne lascio giudicare alle savie ed imparziali persone, che hanno Ietta la mia operetta stampata contro di lui. Voi sapete che, nella bella prima pagina di essa, io chiamo «nella letteraria repubblica chiarissimo» il nome di quello scrittore. Lodo «tre sue onorevoli fatiche»: due di esse le chiamo «opere utilissime agli studiosi». Dico che