Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/13

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altri potrebbe dir bensi a un bisogno che il padre Segneri con mala rettorica scrisse; ma non giá con cattivo linguaggio: per quella guisa medesima che niuno negar non potrebbe che Giovanni Villani, verbigrazia, scritto abbia pulitamente nella toscana lingua, e per conseguente conosciutone il gusto, comecché egli poi seguito non abbia lo stile istorico siccome il Guicciardino. E siccome non si dee dir che ’l Passavanti non sia entrato nel gusto della nostra lingua, perché lo stil del Boccaccio non tenne o nella scelta o nella disposizion delle parole, cosí né manco del Segneri si potrá il medesimo asserire. Ma il padre Bandiera non si contenta solo di trattare immodestamente, e ciò fuor d’ogni ragione, un si famoso scrittore; che anzi, levando in alto lo staffile e faccendogli del pedante addosso, si pone egli medesimo a rifargli il latino. Distende egli però, siccome ei dice, in toscana lingua, prima un caso narrato dal Segneri nell’undicesima predica, dappoi l’esordio della predica prima dello stesso, e molte cose ci cangia or a piacer suo e senza ragione, ora, ed il piú delle volte, a grandissimo torto. Di qui potete voi comprender quanta sia stata l’animositá del padre Bandiera, osando esso por mano sul dettato d’uno scrittor cosi chiaro. Egli è certo che tutti quanti gli autori, per illustri ch’e’ si possan essere, han qualche difetto. Questo non si può negar per niuna maniera né d’Omero, né di Demostene, né di Vergilio, né del medesimo Cicerone; ma ad ogni modo non è lecito ad alcuno, senza taccia di solenne arroganza, di corregger l’opere altrui, e tanto meno le opere grandi, le quali, per le somme bellezze ch’esse contengono, hanno acquistato ragion di non esser tócche nemmeno nelle Ior macchie: e per certo modo sacrilego dee riputarsi colui che a migliorar vuol porsi lo scritto d’un celebre autore. Però il pubblico consenso de’ letterati ha sempre applaudito a coloro che modestamente avvisarono altrui d’un’opera difettuosa, ma per lo contrario garrito a que’ burbanzosi che pedantescamente han messo la penna negli altrui scritti. Che se colui, che di migliorare intende alcuna cosa, la peggiora e la guasta in quella vece, vie piú arrogante chiamar si dee; onde anche per questa parte da riprender sarebbe