Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/152

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che l’uso di queste si è di richiamare alla riflessione le infeconde memorie degli eruditi; e di mostrare agli altri le ragioni, per cui si dee legger la storia, e i soggetti su cui debbono spezialmente occuparsi. Or aggiugnatno che si fatte opere altro non sono che un breve apparato de’ fatti, tal quale è comparso a’ particolari autori, e un compendio di riflessioni fattevi sopra, che, sebben giudiziose, pure dipendono totalmente dalla veritá o dalla falsitá de’ fatti medesimi, considerati nella loro essenza o nelle loro maniere; e che conseguentemente possono servir di stimolo e d’esempio a’ nostri studi, ma non mai di certo fondamento a’ nostri giudizi. Conchiuderemo colle parole del signor D’Alembert, dove parla di simili opere: «Fortunato — dic’egli — lo storico, se, in questo lusinghiero ma pericoloso genere di scrivere, frattanto che l’eloquenza dá vivezza alla sua penna, la filosofia le serve di guida; se i fatti non ricevono la lor tintura dalla maniera del pensare, ch’è propria dello scrittore; se questa tintura non dá ad essi un color falso e monotono; s’egli non rende il suo quadro infedele col volerlo render vivace, confuso per volerlo arricchire; e se, a forza di scorrer troppo rapidamente, noi rende faticoso».