Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/178

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queste passioni massimamente conducono seco varie gradazioni d’interesse, e per conseguenza corredo sempre diverso di sen ti menti e d’immagini, e progressiva e continua novitá ne’ modi e ne’ colori dell’espressione; cosí, colle replicate loro ma sempre diverse scosse, richiamano continuamente, per la via del cuore, l’attenzione del nostro spirito, esercitano lungamente la nostra facoltá di sentire e la rendono piú delicata e piú agevolmente alterabile alla presentazione del bello. Alle quali frequenti e dolci perturbazioni dell’animo si risente, si sveglia la fantasia del giovane artista; crea egli, anche non volendo, delle immagini conformi, sente ia ricchezza delle proprie forze; finalmente, subentrando l’amor della gloria, tenta, riesce, si applaude e grida coll’immortale Correggio: — Io son pittore anch’io. — Aggiungasi che, per agevolar tanto piú questo, per cosí dire, nobile innestamento deirentusiasmo, sono troppo facili a multiplicarsi ed a divulgarsi gli eccellenti esemplari dell’eloquenza e della poesia; e possono essi, per mezzo della scrittura, volare inalterabili da un capo all’altro della terra, e passar sotto gli occhi e penetrar per gli orecchi di tutti e, in un’arte o nell’altra, risvegliar dei talenti, che senza di questo avrebbon perpetuamente dormito. Io non rifletto giammai a quella famosa etá della repubblica d’Atene, nella quale si vide, quasi in un momento, sorgere e perfezionarsi ogni bell’arte, diffondersi l’ordine, l’eleganza, la venustá, la magnificenza sopra tutto il materiale della cittá, e nel tempo medesimo l’eloquenza, la gentilezza, la soavitá, la benivolenza, l’atticismo finalmente spargersi per tutte le case, e formare il carattere di tutti i cittadini; io, dissi, non rifletto giammai a quella famosa etá, che non mi paia di vedere il facondo Pericle cosí ragionare al popolo ateniese: — O ateniesi, onde viene questa felice rivoluzione, che io veggo quasi subitamente esser seguita fra voi? onde questi portici, che con tant’ordine, con tanta varietá, con tanta grandezza ombreggiano le vostre piazze, e sorprendono insieme e rapiscono i vostri sguardi? onde questi tempii, queste gallerie, questi teatri, dove l’ordine e l’ornamento, temperando la mole e rompendo l’uniformitá e alleggerendo la gravezza, solleticano, non istordi-