Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/179

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scono l’immaginazione e appagano gli animi vostri, mentre gli occhi non si stancano di mirare? onde queste statue, dove !a regolaritá, l’armonia, la veritá, la morbidezza, le grazie regnano per ogni parte? onde questa Minerva, madre vostra, che dall’altare ov’è collocata spira la grandezza? e questo Giove olimpio, la cui maestá agguaglia lo dio e accresce la religione de’ popoli? e questa Venere, o giovani ateniesi, che v’empie di fuoco col nudo suo marmo, e vi tranquilla insieme e vi tien lontani con quell’aria di pudore e di semplicitá? Chiedete, o ateniesi, ai vostri non ancor decrepiti padri qual fosse Atene nel tempo della loro fanciullezza. I loro edifici portavano in fronte il suggello della rozza necessitá che gli aveva innalzati ; i loro tempii piú venerandi erano capanne coperte di lauro. Vedete l’areopago, dove si ricoveravano una volta coloro che voi ancora stimate l’unica tutela de’ cittadini, vedetene le rovine di travi informi e di creta, spogliate di quella maestá, che pure è solita di sedere e di farsi piú grande fra le rovine. Chi è, chi è, o ateniesi, che ha cagionato questo cosí subito, cosí grande, cosi fortunato cambiamento fra voi? Forse la sagacitá, lo studio, l’applicazione de’ greci? Ma che fecero questa sagacitá e questo studio in tanti secoli che scorsero prima di Solone? Forse l’esempio delle vicine nazioni? E come potevano i greci, fra l’enormi e prodigiose masse dell’Asia e dell’Egitto, dove non altro si ammira fuorché la pertinacia delle adunate e replicate forze degli uomini, imparare a congiugner cosí felicemente alla maestá l’eleganza, e la delicatezza alla soliditá? Qual vicinanza trovate voi mai fra quelli sforzi bizzarri e giganteschi e questa regolaritá, quest’ordine, questa sublime, questa magnifica armonia, che voi con gli occhi state bevendo nel punto medesimo che vi parlo? Dunque un subitaneo entusiasmo si è acceso fra i greci; dunque da esso, quasi da un monte gravido di sotterraneo fuoco, sono scoppiate per ogni parte le scintille del genio e del bongusto, che avvampano tutta la nazione. Vi sovviene, o ateniesi, di Pisistrato, di quell’uomo eccellente, in cui amaste ogni cosa, fuorché il nome della tirannide? Vi sovviene d’Ipparco, figliuolo di lui? Vi sovviene che il padre