Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/184

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degli artisti. Questi aprirono gli occhi, conobbero la bella natura, videro i pregi dell’antichitá, corsero a disseppellirla, s’infiammai olo d’entusiasmo, e in un momento i Leonardi, i Tiziani, i Correggi, i Michelagnoli, i Rafaelli, i Bramanti, i Palládi e mille altri eccellentissimi uomini non pure agguagliarono gli antichi miracoli delle belle arti, ma in parte li sorpassarono. Né soltanto Io studio della bella letteratura, divenuto comune in Italia, suscitò il genio di quelli uomini grandi; ma formò il gusto eziandio, che sentir doveva tutte le delicatezze delle arti loro, e il giudizio, che condur li doveva nel retto cammino, e fecondò l’immaginazione medesima, che doveva poi essere un fonte perenne di bellezze e di maraviglie. I precetti de’grandi antichi maestri, i colpi piú forti, piú patetici, piú dipintivi della favola e della storia, la convenienza delle fisonomie, la veritá de’ caratteri, il costume de’ tempi, de’ luoghi, delle condizioni, e mille altre cose finalmente, che servono alla perfezione delle loro arti, tutte le appresero dallo studio delle belle lettere, delle quali la maggior parte di essi furono intendentissimi. Si aggiunse al bongusto degli eccellenti artefici anche quello de’ lor protettori, i quali, come dotti che essi erano, anzi che infamare le sacre arti coll’assoggettarle, per oro, all’ignorante capriccio, contribuirono colle lor cognizioni a perfezionarle ed a nobilitarle. Si aggiunse che, sentendo questi illustri mecenati, e per le buone lettere avute e per la squisitezza del gusto loro, la preziositá e l’eccellenza dell’ingegno, che distingueva quelli uomini grandi dal resto della natura, gli ebbero in altissima venerazione e la dimostrarono loro. Si aggiunse per fine che i piú chiari scrittori di que’ tempi si gloriarono di stringere amicizia con gli eccellenti artefici, gl’illuminarono colla dottrina, gli assistettero de’ loro consigli, gl’ incoraggirono coll’autoritá, li solleticarono colla pubblica lode; dalle quali cose tutte fu animato lo zelo, e permesso al genio delle belle arti quell’intestino impeto e quella libertá, che, elevandolo nella sua carriera oltre l’opinione ed oltre la potenza, il conduce gloriosamente al sublime. Abbastanza mi pare d’aver detto fin qui, per dimostrare che