Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/197

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ogni altro oggetto, con tutto ciò erano piú o meno resolvibili in vari altri, come, per esempio, un albero resolvibile al nostro senso in superficie colorata di uno o di piú colori, e in forma di linee circoscriventi e determinanti il contorno e la figura, sia di ciascuna delle parti, sia del tutto di esso albero. Fu in contemplando questo secondo genere di oggetti che l’uomo apprese dalla natura a ben servirsi della diversitá degli oggetti medesimi, per fare in un sol punto una impressione maggiore sull’animo proprio: vide che, sebbene questi oggetti fossero per rispetto a noi resolvibili in vari altri, pure questi vari, in cui uno de’ primi poteva risolversi, e che sarebbon potuti essere un tutto da sé, non erano in quel caso altro che parti tutte insieme cospiranti a formar quel primo tutto dell’oggetto resolvibile, Lutto dotato di un carattere suo proprio, atto a distinguerlo da ogni altro oggetto. Comprese allora che la benefica natura, per questo modo operando e presentando oggetti di questo secondo genere, veniva ad interessarci e dilettarci piú fortemente; vide perfine che ella ciò otteneva, non giá, per modo d’intenderci, toccando l’animo coll’estremo punto di una sola linea, il che vi avrebbe prodotto una molto forte commozione; e nemmeno cogli estremi punti di molte linee, il che non vi avrebbe prodotto che una penosa confusione di sentimenti contemporanei ; ma bensí con un solo punto, in cui molte linee andavano a terminare, il che produceva poi il piú grato ed il piú forte sentimento possibile, senza mescolanza e senza pericolo di veruna pena. Per questa via fu trovato il modo di bene impiegare il principio di varietá riconosciuto giá utile nelle opere dell’arte; e cosí venne stabilito il terzo principio fondamentale delle belle arti, cioè l’unitá, la quale non è altro che l’unione di molti oggetti piú semplici in un solo composto, formante un tutto distinto e caratteristico dell’arte.