Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/199

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stimata gran tempo la ragione universale; a quella guisa che furono piú volte tenuti per iddii gl’idoli fabbricati dalla mano d’un artefice. Noi non intendiamo giá di condannare o d’infirmare l’autoritá di molti uomini grandi, i quali, con lunga fatica e meditazione sopra i grandi esemplari, procurarono di render ragione a se medesimi ed agli altri del piacere che ne provavano. Solo condanniamo la troppa sottigliezza d’alcuni di essi e delle scuole create da loro, per la quale troppa sottigliezza si è fatta creder difficilissima e talvolta impossibile non solo l’assoluta, ma ancora una qualunque perfezione dell’arte, di modo che assai volte si debbono essere sgomentati gl’ingegni, con notabile pregiudizio delle arti medesime. Volendo noi adunque, senza stancarci, tener dietro all’uomo medesimo, esaminandolo nella successione delle sue sensazioni e nella serie delle sue idee, ci convinceremo tanto meglio della vera origine, del vero oggetto e de’ veri principi delle belle arti, e di quella sorta di studi che noi chiamiamo «belle lettere»; e vedremo i veri limiti che le circoscrivono, onde camminar con piè franco nel giudicare e nell’operare in esse. Si è osservato che nella natura ci sono degli oggetti, i quali, sebbene non sieno necessari alla immediata conservazione de’ nostri individui e della nostra spezie, paiono nondimeno destinati dalla provvidenza a renderci cara e gioiosa la vita, colle grate sensazioni che essi eccitano nella nostr’anima, al presentarsi che essi fanno ai nostri sensi. Si è pure osservato che, fra questi oggetti medesimi, quelli che operano sopra la nostra vista e sopra il nostro udito fanno in noi delle impressioni piú forti e piú durevoli che gli altri oggetti non fanno; e si è in quel mentre osservato che le sensazioni in noi eccitate da questa classe di oggetti, sebbene per via di due organi diversi, hanno tuttavia una somiglianza di carattere e di natura che le avvicina fra esse e le distingue da ogni altro genere di sensazioni, talmente che sembra che noi abbiamo un sentimento particolare fatto per esse, il quale interior sentimento noi chiamiamo il «sentimento del bello». Difattigli antichi greci, i quali si può dire che fossero la nazione che ebbe questo sentimento perfetto all’estremo grado.