Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/200

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e che seppe per conseguenza trovar tutte le migliori vie d’occuparlo, producendo le ottime cose in ogni genere di belle arti e di belle lettere, che servono peranco a noi di maravigliosi esemplari, essi, come si può veder massimamente nelle opere di Platone, non riconoscevano il bello in altri oggetti, fuorché in quelli che operano sopra i sensi della vista e dell’udito; e noi ne vedremo la ragione, spezialmente quando ci aceaderá di dover parlare dell’ordine e della proporzione. Si è inoltre osservato che il genere degli oggetti, de’ quali parliamo, si divide in due specie: l’una di quelli che relativamente al nostro senso sono resolvibili in altri, l’altra di quelli che noi sono altrimenti; e si è veduto che i primi ci fanno piú grande impressione, perché uniscono in un solo una varietá di oggetti, ed eccitano in una sola una varietá di sensazioni piacevoli, onde abbiamo stabiliti i nostri due principi: varietá ed unitá. Perfine si è osservato che gli uomini appresero dalla natura a comporre sopra i detti due principi simile sorta d’oggetti, e abbiamo con ciò riconosciuta la prima origine e le prime piú semplici operazioni delle belle arti. Ora si tratta di vedere come queste, coll’andare del tempo, non si contentarono di raccozzare e di disporre in una unitá varie quantitá d’oggetti fisici atti originalmente ad eccitare in noi il sentimento del bello; ma con questi medesimi oggetti fisici, usati nel modo che finora si è detto, rappresentarono alla nostr’anima oggetti morali ed intellettuali atti ad eccitarvi delle nuove gradevoli sensazioni. Per questa guisa le belle arti accrebbero maravigliosamente la loro officina di nuove forze e di nuovi stromenti, ampliarono la sorgente de’ nostri onesti piaceri, e, di compositrici degli oggetti, che sono nella natura, divennero imitatrici e rappresentatrici di essa, affine di recarci diletto. Cosí il musico, per esempio, non contento d’avere, seguendo il principio della varietá, raccolto una quantitá di piacevoli suoni, e formatone sul principio della unitá un solo oggetto piacevole, imitò anche, colla grata composizione di questi suoni medesimi, e formò sul principio della veritá un’immagine d’altri suoni, che, presentatici dalla natura, ci avevano dilettati altre volte: come il susurrare degli zefiri, il mormorare de’ rivi, il canto