Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/243

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Capo VIII

Della facilitá. L’uomo desidera sempremai di segnalarsi fra gli altri suoi simili colla superioritá e colla singolaritá delle sue produzioni, e da questo umano affetto son nate come gran parte delle illustri azioni, cosí anche le opere eccellenti dell’arte, e la perfezione dell’arte medesima. L’uomo inoltre ama naturalmente d’essere o di parer distinto e prediletto dalla natura piú assai che non ama di essere o di parer coltivato e formato dall’arte. Quindi gli sforzi che egli usa per rendere la sua opera eccellente; quindi la premura che egli ha di mostrare d’averla facilmente condotta a fine, non giá perché l’opera fosse di sua natura facile a condursi, ma perché a lui fosse facile di ciò conseguire. Inoltre l’uomo abborrisce naturalmente la fatica, benché per mezzo della fatica medesima vada continuamente in traccia di oggetti che il tengono occupato. Tutti gli oggetti adunque, che al primo loro affacciarsi risvegliano nell’uomo l’idea della fatica, della difficoltá, dello stento, e per conseguenza della pena, dispiacciono a lui naturalmente. Assai piú gli dispiacciono quanto piú la detta idea viene in esso eccitata fuor di tempo e fuor di proposito, e perciò molto piú gli rincresce di ravvisare lo stento in quegli oggetti dai quali egli spera o gli è fatto sperare diletto. Sopra questi ed altri simili affetti naturali dell’uomo è fondato un altro de’ principi generali delle belle arti, cioè la facilitá. Qui non si tratta di quella facilitá colla quale chi osserva comprende tutta e in ciascuna delle sue parti l’opera dell’arte; conciossiaché questo sia un effetto speziale dell’ordine e della chiarezza, di cui si è parlato sopra; ma si tratta di quella facilitá con cui l’artista pone i suoi mezzi e adopera i suoi sgomenti secondo l’arte, e secondo il fine generale e particolare di quella. Questa è quella facilitá, che poi, nell’opera comparendo.