Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/266

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esempi dell’uso che far si poteva del suo volgare in ogni sorta di stili. Questo scrittore, di non minor ingegno degli altri due, fu non meno di essi studioso ed erudito nelle buone lettere dell’antichitá, dalle quali non solamente ritrasse quella copia di dottrina che apparisce nelle opere di lui scritte in latina lingua, ma ancora il buongusto dell’eloquenza, che salir fece in tanto pregio l’opera principale di lui. È da dolersi che quest’uomo eccellente sia stato nella sua gioventú, in modo sconvenevole ad uom filosofo e ad uomo di lettere, troppo libertino ne’ costumi e nella maniera del pensare. Ma assai piú merita d’esser compianto, perché, abusando vergognosamente de’ suoi talenti, imbrattò sin dalla culla la sua bellissima crescente lingua, poiché di quella si valse per iscrivere molte infamie oscene ed irreligiose, che egli sparse ne’ suoi libri, e le quali meritamente son condannate non meno dalla religione che dalla pubblica onestá. Sventuratamente, anche nell’opera del Boccaccio, nella quale rilucono maggiormente le native bellezze della toscana lingua e i piú bei lumi dell’eloquenza, abbondano, piú di quello che comportar si possa da persone savie e gentili, le infamie mentovate di sopra. Ma queste medesime, per la malizia e per l’imprudenza degli uomini, congiunte agli eccellenti meriti dello scrivere, influirono pure a render celebre per tutta l’Italia quel libro, e cosí a diffonder tanto piú la cognizione del gusto del toscano idioma. Non tutte le opere volgari del Boccaccio nondimeno furono egualmente applaudite ne’tempi posteriori; anzi le altre o furono dal consenso degli eruditi assolutamente riprovate, o per il poco lor merito caddero in dimenticanza; e il solo Decamerone è quello che, purgato debitamente secondo l’ordinazione della Chiesa, si lesse e si legge tuttora anche dalle persone costumate e religiose, affine di apprendere la lingua e l’eloquenza italiana. Come la maggior parte delle opere italiane, che il Boccaccio scrisse, le scrisse egli nella sua prima gioventú, cioè quando non era peranco formato nella buona eloquenza dietro agli