Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/272

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opere fin qui accennate, altre ne leggessimo degli antichi per cagione di apprendervi la nostra lingua. Soltanto è da notare che, nella lettura degli autori nominati, de’ quali per avventura non ci occorrerá piú di far parola, usar si vogliono le medesime avvertenze, che si è accennato doversi usare in leggendo ed imitando le opere de’ tre principali; cioè che conviene lasciar da parte le voci antiquate, e adattare i diversi loro stili proporzionatamente alle materie delle quali hassi a trattare. Un’altra cosa è da notarsi per legger le dette opere senza pericolo di acquistare idee ed opinioni false delle cose, e di adottare gli errori che in materia di scienze e di arti potrebbon esservi sparsi: è da notarsi, dicemmo, che i loro autori, per la oscuritá de’ tempi ne’ quali vissero, erano, generalmente parlando, molto ignoranti nella fisica, nella metafisica e nella storia. 11 che li fece cadere in molti errori, da’ quali l’osservazione, la meditazione e la critica piú sagace de’ moderni ci ha felicemente preservati. Quest’avvertenza produrrá nel nostro animo due buoni effetti. 11 primo sará di renderci giusti, sicché non condanniamo nelle opere di que’ semplici antichi le buone ed utilissime cose che vi sono, in grazia degli errori che esser vi possono mescolati, e non ne incolpiamo piuttosto essi che la stagione. Il secondo sará di renderci cauti nell’adottare i giudizi loro, qualora li riconosciamo contrari alla retta maniera del ragionare ed alle dottrine che noi abbiamo apprese dalla filosofia e dalla critica migliore de’ nostri tempi. Ed a questo proposito non è inutile di soggiugnere che la stessa prudenza vi vuoi sempre mai leggendo qualsivoglia sorta d’autori, massimamente anteriori alla nostra etá, avendo sempre rispetto a’tempi, alle nazioni ed alle scuole nelle quali son eglino stati educati. Dopo il tempo de’ primi eccellenti scrittori, i quali coll’esempio loro e colla loro autoritá animarono gli altri toscani a scrivere nel loro materno idioma, ed invogliarono i forestieri ancora ad apprenderlo e a tentare di scrivere in esso, venne mancando lo zelo che poco prima era nato di scrivere nella nuova lingua e di perfezionarla e nobilitarla. Di fatti, siccome col Boccaccio era ella salita al colmo della venustá e gentilezza.