Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/300

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due altre giá celebri accademie dell’Italia, cioè quella del Cimento in Firenze e quella dell’Arcadia in Roma; imperocché la prima, invitando gl’ingegni alle fisiche osservazioni, e l’altra alla elegante semplicitá richiamandoli degli antichi esemplari greci, latini e italiani, fecero si che l’Italia si riebbe dalla sua vertigine, tornò a gustare il vero e ad esprimerlo co’ suoi propri colori. Né minor merito di quelle accademie ebbero in ciò alcuni uomini grandi per talento, per dottrina e per zelo; i quali dall’una all’altra parte dell’Italia, sul principio del presente secolo, congiurarono contro all’ignoranza e contro al cattivo gusto, propagarono il sano metodo nelle scienze, accesero la face della buona critica, sul fondamento delle quali cose il buongusto delle lettere potè piú agevolmente reggersi e sollevarsi. La nostra gratitudine esige che noi ricordiamo qui i nomi d’aicuni de’ piú benemeriti fra essi: come dell’Averani, del Gravina, del Magalotti, del Redi, del Maggi, del Magliabecchi, del Vallisnieri, del Muratori, del Maffei, del Zeno, del Manfredi, degl’illustri fratelli Zanotti e di Francesco Maria spezialmente, venerabile vecchio che e fu presente e tanto contribuí allo stabilimento delle scienze ed al rinascimento delle lettere, e che vedrá forse decader le une e le altre prima della sua morte, se la vanitá degl’ingegni italiani non lascia di trascinarli ciecamente dietro alle opinioni ed al gusto intemperante di molti forestieri scrittori.

Capo VI

Avvertenze generali intorno allo studio della lingua. Essendosi finora veduto quali sieno i principali scrittori, dal concorso de’ quali si è formata la lingua nobile italiana e ne’ quali è massimamente riposto il fondo di essa, resta che veggiamo in generale con quali avvertenze dobbiamo servirci di quella per bene apprenderla: e, appresa che l’avremo, con quali