Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/325

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debbono esser nate la musica e la danza. La benefica natura ha dato all’uomo certi segni, sempre costanti ed uniformi in tutti i popoli del mondo, onde poter esprimere al di fuori il dolore o il piacere. Tutti i popoli sospirano, piangono, gridano, allorché provano un’affezione che dispiace alla lor anima; e tutti i popoli egualmente saltano, ridono, cantano, allorché provano un’affezione che alla loro anima piace. Per mezzo di questi segni la medesima passione, che agita l’uno, fa passaggio al cuore dell’altro, che n’è spettatore; e a misura che questi piú o men teme, o piú o meno spera la cagione del piacere o del dispiacere del compagno, ne viene piú o meno agitato. L’anima nostra, che ama di esser sempre in azione e in movimento, niente piú abborre che la noia; e quindi è che volentieri si presenta a tutti gli oggetti che senza suo danno metter la possano in movimento; e, qualora non ha occasione di dover temere per sé, sente piacere cosi de’ lieti come degl’infelici spettacoli. Per questa ragione è che i romani non provavano minor gioia dell’essere spettatori de’giuochi florali, dell’ovazione e de’trionfi che del combattimento de’ gladiatori. Il che proveremmo noi medesimi, se la religione non avesse piú raddolciti i nostri costumi, se la caritá non ci facesse tener per una parte di noi medesimi que’ meschini che giá venivano sagrificati al diletto del popolo, se le nostre leggi non ci facessero abborrire in tali spettacoli l’ingiustizia, e se finalmente il tempo non ce ne avesse disawezzati. Bene il proviamo nondimeno negli altri spettacoli, quantunque infelici, ove non concorrano questi motivi. Chi è di noi che non senta, misto alla compassione, anche il piacere al veder di lontano una battaglia, un vascello nella burrasca, un incendio o la morte di un giustiziato? Perché crediamo noi che tanto popolo accorra a somiglianti spettacoli? E non ci diletta egualmente, come l’aspetto d’una deliziosa e fiorita collina, l’ispido, il nudo, il desolato, l’orrido d’una montagna, d’un deserto o d’una caverna? Ora, que’ primi uomini che a ragionar si posero sopra le cose, osservato avendo che cosí i segni del dolore come que’ del piacere recan diletto a chi li mira, eccitando ne’ cuori le stesse