Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/328

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Egli è certo che la poesia, movendo in noi le passioni, può valere a farci prendere abborriinento al vizio, dipingendocene la turpezza; e a farci amar la virtú, imitandone la beltá. E che altro fa il poeta che ciò, collo introdurre sulla scena i caratteri lodevoli e vituperevoli delle persone? Per qual altro motivo crediamo noi che tante ben regolate repubbliche mantenessero dell’erario comune i teatri? Solamente per lo piccolo fine di dare al popolo divertimento? Troppo male noi penseremmo delle sagge ed illuminate menti de’ loro legislatori. Il loro intento si fu di spargere, per mezzo della scena, i sentimenti di probitá, di fede, di amicizia, di gloria, di amore della patria ne’ lor cittadini, e finalmente di tener lontano dall’ozio il popolo, in modo che non gli restasse tempo da pensare a dannosi macchinamenti contro al governo, e perché, trattenuto in quelli onesti sollazzi, non si desse in preda de’ vizi alla societá perniciosi. Ciò, ch’io ho detto de’componimenti teatrali, si può dir colla debita proporzione ancora d’ogni altro genere di poesia. Se la poesia adunque è tale, come io, scorrendola per vari capi, ho dimostrato e come, a chi spassionatamente la esamina, dee comparire, onde proviene che a’ di nostri, e spezialmente in Italia, incontra tanti disprezzatori? Se io ho a dire la veritá, io temo che ciò proceda non giá dal difetto dell’arte, né dei valenti coltivatori di essa. Per bene avvederci dell’origine di questo disprezzo prendiamone un esempio dalla medicina. Questa scienza ha forse ora tanti contradditori e tanti disprezzatori quanti ne ha la poesia. Niuna cosa è piú facile dell’asserire che una persona ha il tal male, né dello scrivere una ricetta; cosí nulla è di piú agevole che il misurare alcune parole e il chiuderle in uno spazio determinato. Quindi è che al mondo si trovano tanti ciarlatani, che di «medico» il nome si usurpano o loro si concede gratis, c tanti versificatori che da sé assumono il nome di «poeta» o loro per certa trascuraggine vien conceduto dalla moltitudine, che non pensa piú oltre. Basta che un giovine sia pervenuto a poter presentarvi una cattiva prosa frastagliata in versi, che, piú non pensando alla