Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/331

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II DISCORSO CHE HA SERVITO D’INTRODUZIONE ALL’ACCADEMIA SOPRA LE CARICATURE Lasciam pur dire a’ poltroni, uditori ed accademici miei piacevoloni e amici del buon tempo, lasciam pur dire a’ poltroni, che stannosi a grattar la pancia accanto al focolare ove son nati, aspettando pure che le lasagne piovano loro in gola: il viaggiare è la piú dolce e utile cosa del mondo. Lasciamo stare che que’ gran filosofoni della Grecia, che portarono tanto di barba al mento, lasciarono di covar la cenere e andaronscne a pescar la sapienza negli altrui mari: noi ne abbiamo ancora tuttodí gli esempi vivi sotto degli occhi. Fate che un giovine, dopo aver tre anni girato il mondo, se ne ritorni a casa, e non vedete voi com’egli è diventato pratico nel giuoco: e fatto accorto di tutte le malizie de’ barattieri? com’egli ha appreso ad acconciarsi in mille fogge il capo e a variare ogni giorno da capo a piedi la stucchevole eguaglianza delle vestimenta? come a fondo conosce e sa discorrere in cattedra delle femminili soie e tristizie? Che leggiadro portamento, che vezzoso linguaggio, che piglio grazioso del suo viso, che soave odore ch’ei getta per ogni canto! Insomma ei torna a casa pratico, pratichissimo de’ beni e de’ mali di qualsivoglia nazione. Cosi avessi anch’io adoperato ne’ viaggi da me fatti, come voi sapete, in India Pastinaca, in Orinci, nella terra de’ baschi e in Oga Magoga, che son tutti paesi lontani di qui della miglia piú di millanta; ch’io non me ne sare’andato in gite, e tornatomene cosí bue com’io me n’era ito. A ogni modo, poiché