Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/363

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Havvi però certe segnalate cagioni del decadimento delle belle lettere e delle belle arti, che dipende da’ governi il fomentare o distruggere, procedendo esse dalla natura e dalla condotta de’ governi medesimi, le quali cagioni notabilmente influiscono anco sopra le altre. Nessuno negherá certamente che l’oppressione della libertá fiorentina, l’eccessiva potenza degli spagnuoli in Italia, che ne facevano barbaramente tiranneggiare le piú belle contrade da’ loro governatori, la caduta della grandezza veneta dopo la lega di Cainbrai, la ipocrisia introdottasi nella corte di Roma dopo la riforma di Lutero e la crudeltá dell’Inquisizione, spezialmente dopo il concilio di Trento, non abbiano spento in Italia ogni sentimento di gloria nazionale, di nobile emulazione ed ogni libertá pubblica di pensare, e quindi sommamente avviliti gli animi di quasi tutti gl’italiani. Ciò doveva dare alle belle lettere ed alle belle arti in Italia il carattere della servitú, della mediocritá e della barbarie. Ma lo straordinario ingegno di alcuni pochi e l’esempio de’ tempi andati conservarono sempre, ad onta di tanti mali, i semi del buongusto, che sarebbe facile di nuovamente sviluppare sotto l’attuale benefico ed illuminato governo, affine di ottenere il pronto risvegliamento degl’ingegni e la produzione di opere eccellenti. Circa le belle arti, spezialmente del disegno, esse non sono necessarie nello Stato: perciò non richiedono dal governo tutta quella protezione dispendiosa, che giustamente si accorda alle scienze ed alle arti utili. Le belle arti fioriscono nei vari tempi e ne’ vari luoghi per mille impercettibili combinazioni, la maggior parte delle quali non dipende dalla volontá o dalla influenza immediata del governo. La natura sola forma l’attitudine de’ bravi artisti, le combinazioni ne spiegano le facoltá; e la volontá o la intervenzione diretta del governo non può crearli. Quando i bravi artisti ci sono, essi soli possedono la vera scienza dell’arte loro; essi meglio d’ogn’altro sanno con qual metodo e disciplina si debban condurre ed ammaestrare i loro alunni. È dunque superfluo e dannoso che il governo vi si intruda colle sue leggi.