Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/381

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quale sia il miglior regolamento da applicarsi ad esse in un buon governo politico. La natura, estremamente feconda nelle sue produzioni, somministra allo stato politico, ne’ vari talenti degli uomini, una infinita varietá di strumenti. Tocca alla prudenza e allo zelo di colui che vi presiede 1’assegnare a ciascuno il suo luogo, e il valersi di ciascuno in modo che tutti concorrano all’edificio del pubblico comodo e della pubblica utilitá, senza che all’uno sopravanzi inoperosa parte delle sue forze per la miseria del soggetto sopra cui viene applicato, o l’altro si rimanga del tutto inefficace per la sproporzione delle sue forze alla troppo grande vastitá del soggetto. E di qui viene che questa classe di arti dee assegnarsi a quella classe d’uomini che non si scorge dotata di veruna superioritá d’ingegno, e par destinata dalla stessa natura ad esercitarle. Da ciò che si è detto antecedentemente sopra la natura e sopra il talento di questi uomini, si rileva assai chiaro quali sieno gli stimoli naturali e confacenti ad alimentar nella classe delle loro arti l’assiduitá e la diligenza, le due sole cose che, generalmente parlando, si possono esigere dalla natura di esse. I detti stimoli naturali altro non sono che i soli fisici bisogni degl’individui applicati a tali arti, e la previdenza della mercede, o costumata o pattuita, con cui supplirvi. Il piú utile stabilimento, che far si possa a beneficio di queste arti, si è di fare che la detta previdenza non rimanga giammai delusa nella sua aspettazione, e che la presunta mercede sia immancabile e pronta. Ogni altro stimolo di gara e d’onore sarebbe superfluo, e non farebbe ordinariamente veruna impressione sopra uomini di basso ingegno e di torpida fantasia, come son quelli che il buon governo, a seconda della natura medesima, dee procurar di rivolgere verso le dette arti. Apparterrá poi alla inspezione economica, che veglia sopra di esse, il fare in modo che la quantitá degli uomini che s’impiegano non ecceda i bisogni dello Stato, con pregiudizio dell’agricoltura, la piú necessaria di tutte le arti e la sola dove