Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/50

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di qualche gentiluomo o mercatante, o finalmente di qualsivoglia altra onesta persona. Poniamo ora che questa giovinetta fosse anche della piti minuta plebaglia di Biliemme: potrebbe altri da ciò inferire che, perciocché voi qui parlate d’ una femmina plebea, non abbiate di sopra parlato delle donne generalmente, cosí lodando le fiorentine come biasimando le milanesi? Dovrebbesi anzi dedurre da questo che voi con piú accorto artifizio, lodando in particolare una plebea, avete voluto esaltar maggiormente il generale delle donne fiorentine; e cosi a petto loro far comparir piú meschine e deformi le nostre, mostrando quanto sieno inferiori anche alle piú vili donnicciuole della Toscana. Ma che sto io qui affaticandomi a dimostrare una cosa, della quale io son certo che voi ne siete internamente persuaso? Cosi non potesse la lingua parlar si spesso diversamente dal cuore, come voi non mi potreste negare la veritá: né servirebbe che il vostro amor proprio la raggirasse per li pruni e stecchi e labirinti delle dubbie parole e delle sofisticherie, lo non credo giá per questo che voi abbiate avuto determinata intenzione di offendere le nostre donne, non giá. In grazia vostra io chiuderò gli occhi anche innanzi alla stessa evidenza: tanto è vero ch’io desidero di non trovarvi colpevole, comunque leggermente esser si possa. Ma d’altra parte io giurerei che voi siete persuaso che, parlando delle donne si toscane che milanesi, ne avete parlato generalmente e senza ristringervi punto né poco alla categoria delle donne o nobili o plebee, come parmi che io abbia finora sufficientemente dimostrato. Io lascio ciò che voi seguite a dire intorno alla differenza che corre tra queste due voci «donna» e «femmina», e intorno al rapporto che possono avere in un paragone questi due soggetti distinti, «donne di Firenze» e «femmine di Milano». Imperciocché, per riguardo al primo, quantunque si possa da voi richiedere piú che da un altro circa la proprietá de’ termini, essendo voi professore di umane lettere e avendo voi scritto cosi della lingua latina come della toscana; ciò non ostante non si può cosí francamente decidere che fra gli scrittori non si