Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/54

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permettetemi eli’io dica ancor qualche parola intorno a quell’ultima scusa da voi addotta, appoggiandovi all’autoritá di Orazio (0, cioè che a certi umori, come voi dite, piú piace e diletta il bello della natura che non fa quello dell’arte. Io medesimo sono del vostro sentimento e di quello del poeta; ma la faccenda, nel caso nostro, è infinitamente diversa. Se colui, che voi fate parlare, avesse semplicemente amato piú la natura che l’arte, non sarebbe stato perciò in ver un modo tenuto a posporre le nostre piú magnifiche ville alle siepi della Toscana: anzi, essendo egli sul descrivere e lodare le campagne di quel paese, e faccendosele egli in certa guisa presenti, sembra ch’ei dovesse piuttosto paragonar con quelle siepi anche le ville di colá, dicendo per esempio: «Le siepi stesse, di sempre fresche ed odorose mortelle incespate ed intessute, cosí da principio mi rapiron l’occhio, che, quasi mi facessero la malia, io sdegnavami di por mente alle magnifiche valle, che nel nostro cammino ci si presentavano agli occhi». Consideriamo nondimeno per nulla quanto, non volendo, ho detto su questo proposito delle ville. Sapete voi perché anche queste leggerissime inezie si osservino nel vostro libro? Ciò accade perché, trovando in esso i milanesi altre cose piú importanti onde si tengono offesi, credono di veder traspirare anche per mezzo alle men notabili il vostro animo, non quanto si converrebbe favorevole a loro ed alla loro patria. Ma passiamo oramai a quelle cose che voi nel secondo dialogo chiamate assai piú rilevanti, cioè a vedere se vero sia che voi non abbiate nel primo senza restrizione veruna e in termini generali parlato della lingua milanese; c se, biasimando coloro che amano ed usano questa lingua, voi non abbiate biasimato eziandio i dotti della nostra patria, come a voi pare di aver bastevolmente provato nel vostro Dialogo secondo. Siccome però io non tengo altr’ordine dello scriver mio, fuorché quello di seguire la traccia del vostro discorso, cosí ora mi si affaccia, per cosí dir, nel cammino l’accademia de’ Trasformati. Questa voi asserite di non aver punto offesa, anzi di il) D. Il, [>. S.