Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/57

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spogliata di tutte le prove, quando parlano troppo chiaro contro di essa tutti quanti i passi del vostro primo dialogo da me enumerati di sopra? Voi non mi potete negare, per cominciare da uno, che ciò che il villanello dice del parlar di que’ vostri milanesi, che furono a Firenze, non sia detto in beffa e in dispregio della loro lingua; conciossiaché le maniere da lui usate parlando di essa sieno per se stesse burlevoli e derisorie. Ora quindi ne dee nascere l’una delle due cose: o che il villano si fece beffe e dispregiò in bocca di que’ giovinetti anche il linguaggio milanese proprio della piú civile e colta gente, quale si è quello eh’essi dovean parlare; ovvero che que’ giovinetti, contro alla loro condizione, che, secondo il costume del vostro dialogo, debb’esser nobile o almanco civile, parlavano nella nostra lingua piú plebea, della piú vile feccia del popolazzo del mercato e delle taverne: e questo voi non vorrete che altri dica giammai. Né servirebbe che voi mi rispondeste ciò non essersi da voi fatto a fine di burlarvi della nostra lingua, ma unicamente per mantenere il costume di quel contadinello, faccendogli, come interviene ad ogni forestiere, parere strana una lingua, ch’ei forse udiva per la prima volta; imperocché, lasciando che voi non eravate tenuto a servar cotesto costume col disonore della vostra materna lingua, ciò, che voi in altri luoghi seguite a dire di essa, mostra assai chiaro che anche quivi fatto non lo abbiate a quest’unico fine di mantenere il costume. Ma questo non è per ora l’intento mio: bastivi eli’io v’abbia chiarito che quel contadino, burlandosi della lingua de’ vostri interlocutori, debb’essersi burlato di quella, che non è solamente propria della plebe. Se noi riguardiamo, cosí in questo come in tutti gli altri passi da me addotti, le vostre parole, essendo esse sempre mai espresse in termini generali, dee credersi che voi sempre generalmente abbiate parlato, ogni volta che voi parlaste della nostra lingua; e si dee dire il medesimo, che di sopra dicemmo intorno allo aver voi basimato le donne milanesi: cioè che, se voi aveste inteso di mirar col vostro discorso solamente al linguaggio della nostra plebe, avreste circoscritte di maniera