Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/66

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tunque, figliuol mio, in ciascuna delle lingue dire e scriver si possano belle ed ottime cose, perocché le voci ond’esse constano sono per se medesime indifferenti e capaci di qualunque forma loro si doni, cioè atte a spiegar qualsivoglia pensiero di ciascun uomo di que’ particolari popoli che le parlano; contuttociò, siccome noi dobbiamo studiare di accomodarci nelle oneste cose all’uso del nostro secolo e del nostro paese, cosí anche delle lingue noi non dobbiamo giá apprendere o adoperare quella che piú ne piace, ma quella che piú al nostro tempo e alla nostra patria conviene. Voi adunque che frequentate le scuole, per potervi rendere abile a servir quandochessia la vostra patria, come in avvenire vi applicherete a quelle arti o scienze, colle quali le possiate giovar maggiormente, cosí, ora che apprendete a parlare dirittamente e pulitamente le lingue, a quelle dovete rivolgere il maggior vostro studio, le quali ora piú si richiedono nel vostro paese. E avvegnacché fra le morte sieno le piú importanti la greca e la latina e fra le viventi quella ch’è piú comune a tutta Italia, cioè la italiana o toscana, perciò a questa, piú die ad ogni altra, siete tenuto di applicarvi. Egli è ben vero che anche il nostro dialetto milanese, come tutti gli altri, ha le sue natie grazie e bellezze; ma nondimeno io non lodo che voi, di cotesta etá, prima d’imparare le altre cose piú serie, vi ponghiate a scrivere in esso. Perciocché, dovendo voi, quando siate divenuto abile a farlo, scrivere o per servigio de’ vostri concittadini, o per ammaestrare altrui, od anche per dilettare, o per acquistar gloria a voi medesimo, voi potrete ciò molto meglio ottenere colla lingua toscana che colla milanese, conciossiaclié di essa, non giá della propria, si serve la patria vostra nelle pubbliche scritture e ne’ pubblici ragionamenti; ed oltre a ciò, occupando la toscana lingua troppo maggior paese che la nostra non fa, voi vedete che tanto maggior numero di persone trarrebbe giovamento o diletto da’ vostri scritti e farebbe applausi a voi ed al vostro nome. Lascio che voi avreste anche molto maggior campo che nella vostra di gareggiare con infiniti scrittori, onde nati sono i diversi stili, che colla loro varietá rendono bellissima quella lingua. —