Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/68

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de’ vocaboli, chi esaminando la relazione che l’una lingua ha coll’altra, chi quella che le lingue hanno col clima o col popolo ove si parlano, chi osservandone l’indole e il carattere o, per dir piú breve, la natura, chi dalla costanza dell’uso traendo leggi e regole ferme per iscrivere o parlar secondo l’uso medesimo, e chi in mille altre guise; per lasciar quegl’infiniti, che scritte hanno cose degne di lode, si oratorie come poetiche, non solo nelle lingue piú universali, ma eziandio ne’ vari dialetti, o perduti o tuttora vegliami. Sono adunque i dotti, che a questa sorta di studi si applicano generalmente; perciocché il volgo, non avendo il necessario corredo delle arti e delle scienze, male riuscirebbe in tale impresa, e né meno si sogna di applicarvisi. Coloro pertanto clic procurano di nobilitare una lingua, che prendono a sostenerla e a difenderla, che oltre a ciò vi compongono in prosa o in versi, ordinariamente sono i dotti; perciocché la plebe non ha mezzi da poterla nobilitare: si contenta di amarla, ma non la sa difendere o sostenere, e infine ordinariamente non vi scrive né in verso né in prosa. Ma voi vi accorgete di giú dove vada a battere il mio ragionamento, cioè a quel che voi avete detto nel primo vostro dialogo in biasimo di coloro che prendonsi la cura di nobilitare la nostra lingua milanese (*), di que’ prodi difensori del nostro sgraziato parlare ( 2 ), di que’ sostenitori del proprio volgare (-Ù, di que’ dotti «Varoni» e sottili investigatori delle piú ascose e riposte origini de’ vocaboli e de’ proverbi te), di que’ poeti che scrivono nello stile piú lepido del nostro paese ( 5 ), e finalmente di quelle «Meniche» e di que’ «Menichini» colá da voi nominati < 6 ) Voi avete giú veduto che, parlando in generale, i dotti sono quelli che occupansi a nobilitare le lingue, a difenderle, ad (1) D I, p. 20 (2) D. I, p. 20 (j) D. I, p. 19 (4) D. I, p. 19 (5) t). I, p. 53 (6) D- 1 , P- 53