Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/71

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vostra maldicenza, dappoiché voi fate si gran chiasso perché l’autore sievisi dimenticato di un’erre. — Di grazia — soggiunse l’altro, — non mi condannate cosí presto: o, se voi volete pure armarvi in difesa di quello autore, ché non dite piuttosto che il suo libro è tutto quanto composto dallo stampatore? Ma voi, prima di avventarvi contro di me, dovete udire alcune altre mie riflessioni. L’autore scrisse adunque nel primo dialogo «Varoni», non giá «Varroni» con doppia erre; e in fine del secondo dialogo, allorch’ei si pose a corregger gli errori, ch’ei chiama della stampa, sfuggitigli nel primo, non emenda giá egli questo, benché ad alcuni altri simili mancamenti d’una lettera supplisca in varie altre parole. Ora egli con ciò ha legittimato e dichiarato suo proprio questo errore. Ma non è giá questo ciò che a me preme di dire: io voglio dire anzi ch’esso è stato fin dalla culla suo proprio legittimissimo e naturalissimo, quanto appunto si è lo averlo lui latto a bella posta, avvertitamente e a mente sana. — E come questo? — soggiunse uno. — Ben bisogna ch’egli avesse una voglia spasimata di granchi, perch’ei ne volesse pigliare a bella posta. — A cui l’altro rispose: — Sempliciotto che voi siete! Non iscrisse giá egli per ignoranza «Varoni» a quel modo con una sola erre: egli anzi lo ha fatto per mera e pretta malizia, volendo con ciò alludere a quel nostro libro intitolato Varon milanes, e insieme a tutti coloro che, come l’autore di quel libro, si applicano allo studio della nostra lingua; e, come noi pronunciamo e scriviamo «Varon» con una sola erre, cosí egli egualmente lo ha scritto nel suo dialogo. Avvertite di piú che, citando egli nel secondo dialogo quel medesimo passo ove parla de’ «Varoni» nel primo, non ha detto giá piú «Varoni», ma «Vammi» coll’erre doppia, e ciò perché piú facilmente possa far credere ch’egli abbia alluso, non giá al nostro Varon, ma al latino Varrone. — Queste, o gentilissimo padre Branda, sono le sottigliezze, ch’io ho udito dire in proposito de’ «Varoni», le quali, benché in complesso colle altre cose possano aver qualche forza, ciò non ostante io non pretendo che vagliano piú di quel che la vostra coscienza vi dice; si perché a me non piace di cercar