Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/72

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nodi nel giunco, come principalmente perché, anche senza di esse, rimane assai chiaro che voi, sotto al nome di «Varoni», accennaste quelli de’ nostri dotti che piú amano la lingua milanese. Venendo però a quel che voi abbiate inteso per que’ poeti che scrivono nello stile piú lepido del nostro paese, egli è per se stesso chiarissimo che voi avete voluto accennar que’ medesimi pochi, da tutta la cittá conosciuti, i quali compongono versi nella nostra lingua, oltre a’ quali altri non ce ne ha di cui voi possiate parlare, e a’ quali noi abbiamo veduto non potersi da voi negare il nome di «dotti». Lo stesso si dee dire di quelle «Meniche» e di que’ «Menichini», sotto a’ quali nomi voi avete certo voluto punger coloro medesimi che si lodevolmente compongono in milanese, o sia, come noi ancora diciamo, in mcneghin , e i quali da noi, qualunque ne sia la ragione, si chiamano «meneghini». Imperciocché a qual proposito, se non a questo, avreste voi parlato di «Meniche» e di «Menichini», sotto a’ quali nomi, fuor di Milano, altri non potrebbe piú intendere quel che voi aveste accennato ? A me sembra adunque che da tutto ciò che noi abbiamo detto prima in generale sopra coloro che cercano di nobilitare e difendere le loro lingue, e poscia singolarmente intorno a quelli che ciò fanno nella nostra lingua milanese, a me sembra, dissi, che altri non possa oggimai piú dubitare che voi, nel vostro primo dialogo, non abbiate ferito anche i dotti della nostra patria. Nondimeno, poiché nel secondo dialogo protestate di averli chiaramente eccettuati dalle vostre riprensioni (benché tali proteste, come parmi di avervi giá detto, non vagliano contra il fatto), io mi credo obbligato a sentire ogni vostra giustificazione. Voi dite adunque nel secondo dialogo, e lo andate replicando, che apertamente eccettuaste i dotti dal numero di coloro che dovean essere oggetti de’ vostri biasimi; e ne additate ancora i precisi luoghi ove il faceste: il primo de’ quali si è colá dove nel primo dialogo parlaste deH’affettazione. Ma, a dir vero, parmi