Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/77

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Avviene delle lingue quel che di tutte le mondane cose, cioè ch’esse non si rassomiglian giammai cosí perfettamente fra loro, che qualche differenza non ci corra; e questa differenza è ciò che chiamasi il «carattere» della tale o della tale altra lingua. Il carattere principale del nostro dialetto è, s’io mal non mi appongo, lo stesso che quello della nostra nazione; anzi è da questo originato. Noi milanesi siamo presso le altre nazioni distinti per la semplicitá e per la schiettezza dello animo e per quella nuda ed amorevole cordialitá, che è il piú soave legame della societá umana; il qual pregio, quanto si accosta piú alla puritá del Sommo Essere, tanto piú ne dee stimolare a serbarlo costantemente, quale ce lo hanno lasciato i nostri maggiori, senza cheveruna cosa basti a corromperlo e farlo degenerar nel contrario. Questa medesima schiettezza e semplicitá, che i forestieri riconoscono come singolarmente propria della nostra nazione, è paruto di trovar nella nostra lingua milanese a coloro de’ nostri che posti sonosi ad esaminarne la natura. E, o sia che realmente i milanesi non abbiano giammai appreso a favellare dall’arte, e non abbiano vocaboli o maniere di dire proprie a deludere altrui, siccome quelli che non ne hanno i pensieri; o sia che gli osservatori del nostro dialetto abbian creduto di vedere in esso ciò ch’eglino stessi desideravano: certa cosa è che la nostra lingua è sembrata loro spezialmente inchinata ad esprimer le cose tali e quali sono, senza aver grande bisogno in qualunque argomento di sostenerla con tropi e traslati cd altre maniere artifiziose del dire, che nate sono o dalla mancanza dell’espressioni proprie e naturali, o dall’arte di sorprendere il cuore ferendo l’immaginazione. Chi piú d’ogni altro ha riconosciuto quest’indole della nostra lingua e che lo ha dichiarato in piú d’un luogo de’ suoi componimenti milanesi, è stato nel secolo antecedente l’immortale nostro segretario Carlo Maria Maggi, il quale, avendola per ciò adoperata in varie opere morali ed istruttive, fece doler i forestieri del non poter essi intenderla bene. Egli, che, nella sua piú fresca etá, erasi acquistato tanto grido colle lettere greche,