Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/89

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Branda. Egli, poiché ebbe pur composto e stampato quel primo suo dialogo Della lingua toscana , si avvide che quest’operetta commoveva gli animi de’ milanesi contro di lui; e però gli parve esser necessario di giustificarsi col secondo dialogo. Ma, dove l’errore è palpabile, le giustificazioni e le scuse non servono; ci vogliono confessioni e pentimenti: altramente colle pretese giustificazioni si divien piú colpevole, sembrando che vogliansi far parere ignoranti e balordi coloro che pur veggono e toccano con mano la veritá. Voi sapete quanto io ho sempre desiderato che il padre Branda potesse comparire innocente delle colpe ond’egli è stato accusato; ma quanto piú si va avanti con questa causa, tanto mi sembra impossibile che ciò accada giammai, imperocché questo benedetto uomo la va rendendo peggiore ogni di piú. Ciò che mi rincresce oltre ogni altra cosa si è ch’egli, avendo il torto, e il torto ch’egli ha essendo troppo chiaro ed evidente, si lascia trasportare dalla passione, e, aiutandosi con termini impropri e con istudiati sofismi contro a’ suoi avversari, lascia luogo a dedurre dal suo scrivere delle conseguenze, che possono far dubitare, come vi ho accennato di sopra, della dottrina e della onestá di lui: la qual cosa mi punge vivamente per amor suo; e molto piú, perché dá motivo di sospettare che sieno veritiere anche le voci che si spargono per Milano, cioè ch’egli e i suoi fautori, non contenti di scrivere in sua difesa e di servirsi delle arme che convengono alle letterate persone, non manchino di adoperarsi segretamente ogni di per adescare i semplici e per infinocchiare i potenti, acciocché si alienino da’ loro avversari. 11 che vedete quanto debba esser lontano da ogni onesta persona, e quanto perciò sia improbabile che si verifichi nel padre Branda. Pubblicata che fu la mia prima scrittura diretta ad esso padre, non passarono molti di ch’io mi trovai a casa bella e stampata una scrittura di lui ; imperocché, siccome dianzi io gli avea fatto presentare amichevolmente un paio di copie della mia operetta, cosí egli, contendendo meco di cortesia, volle regalarmene tre copie della sua. In tutte e tre le copie, ch’egli si