Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/119

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tino, che tiene a viva forza col guinzaglio un cane da caccia. Il cane, abbaiando, sará in atto di voler fuggire. Per li due sopraporte corrispondenti all’altro lato della stanza. 1. Paride: giovine seduto in abito corto da pastore, e berretto frigio in capo, col vincastro in mano e qualche pecora e capra vicino a lui. Dietro ad esso un amorino, che minaccia di ferirlo con un dardo, e coll’altra mano, mettendosi un dito alla bocca, fa cenno di tacere. 2. Enone : giovinetta ninfa, seduta, in gran parte nuda, con panneggiamento a piacere, in atto di scrivere con uno stile sul tronco di un albero queste lettere «par.». Dietro al tronco un grazioso faunetto, che, sorridendo, la guarda. Il fauno sará in gran parte nascosto. Non avrá che le orecchie alquanto lunghette ; un sottile e leggerissimo pelo sulla coscia e gamba di capra, che si potrá vedere. SOGGETTO PER LA MEDAGLIA DELLA SALA D’UDIENZA DI SUA ALTEZZA REALE Il ritorno d’Astrea. Finsero gli antichi che, al tempo di Rea, moglie di Saturno e madre di Giove, la quale fu poi chiamata Cibele, la madre degli dèi, o la «bona dea» ecc., vivessero gli uomini nello stato d’innocenza e di felicitá; onde il secolo di Saturno o di Rea ebbe nome di «secolo d’oro». Allora la terra fu abitata da Astrea, nella quale gli stessi antichi intendevano di rappresentar la giustizia. Ma, cominciate le scelieraggini de’mortali, questa dea gli abbandonò, fuggendosene al cielo. Su tale favola appoggiati i poeti, qualora desiderarono fra gli uomini la giustizia, figuratamente pregarono che Astrea facesse ritorno fra loro. Il momento di questo allegorico ritorno sará adunque rappresentato nella seguente medaglia.