Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/167

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del suo Femia , e con esso alcune note, che vi servivano di chiave, fattevi giá dall’abate Quadrio manoscritte sopra una copia stampata, ch’egli possedeva. A queste unendo la lunga lettera inedita del Martelli, io faceva conto che mi dovesse riuscire un volumetto di una mole convenevole. Il capitano Fe, che voi avete conosciuto, s’incaricò di farne fare la stampa a Lugano; ma, dopo aver da me ricevuto il manoscritto, tirò tanto in lungo la cosa, che io me ne stancai. Dopo qualche tempo mi propose egli se io gli voleva vendere il manoscritto quale si stava; e io, che, come sapete, ho sempre piú avuto bisogno di vendere che di comprare, gliel vendetti. Questo capitan Fe non istá piú a Milano giá da piú anni; e, per quel ch’io so, non ha piú pensato a pubblicare si fatto manoscritto. Vo facendo pratiche per trovarvene una copia, o stampata o manoscritta, di esso Femia ; ma sono oggimai mancati quei pochi che qui facevan professione di seguitar le muse, e non c’è piú chi gode di conservar simili opere. Tutto ci è divenuto politica e filosofia, e (mio danno s’io dico una bestemmia) credo che non ci sia né muse né politica né filosofia. Una copia manoscritta ne aveva l’abate Villa, che ora è a Firenze col nuncio; un’altra stampata il canonico Irico, che sta in Trino, sua patria. Non lascerò di far diligenza per averne una copia in qualche modo, premendomi infinitamente di servir voi e il signor Collonello, ad amendue i quali io professo giá da tanto tempo inalterabile servitú e divozione. Onoratemi d’altri vostri comandamenti, che mi compensino di quello che ora m’avete fatto inutilmente. Presentate i miei umili ossequi al signor Collonello, e consideratemi qual sono, colla piú sincera stima di voi, caro amico, ecc. ecc. Milano, 12 dicembre 1768.