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14 ix - lettere del conte n. n.

una colombina, se non che di quando in quando vi scappava tra labbro e labbro un sorriso di naturale compiacenza. Non temiate, mia cara Elisa, ch’io voglia mettere a ripentaglio la vostra divozione, solleticandola con un poco di vanitá. Io ho ricordata una sola infinitesima parte de’ vostri meriti, perché non è possibile che altri parli di voi senza lodarvi: dall’altro canto non crediate che la vanitá possa nuocere punto alla divozione, anzi siate persuasa che l’una è un maraviglioso fomento dell’altra e ch’esse vanno d’ordinario accompagnate, spezialmente nel vostro amabile sesso. Ma venghiamo ora a me, poiché voi volete ch’io pure sia interessato nella nuova maniera di vivere, che a voi piace d’intraprendere. Che diancin di capriccio v’è egli entrato in capo di volermi ad ogni modo scegliere per maestro e per direttore nella via della divozione? Come potete voi sperare che un miserabile mondanaccio com’io sono, che non sa alzare un momento gli occhi da questo fango terreno, valer possa giammai a reggere il sublime volo, ch’io giá veggovi prendere nella via dello spirito e della divozione? Io mi sono, se voi noi sapete, un cotal pezzo d’uomo fatto alla carlona, che conosco poco piú lá del decalogo. Ho mille passioni, che mi agitano continovamente, come odo dire che accade al piú degli altri uomini; e mi trovo ben contento, quando, mediante i celesti doni, che il nostro supremo Autore degnasi di compartirmi, giungo a frenarle in modo che non mi trasportino a rompere troppo frequentemente le leggi, ch’egli ne ha date. Io, per mia disgrazia, non mi sono mai curato di penetrar troppo addentro nell’oscuro santuario de’ mistici e degli ascettici; anzi mi sono stimato sempre cosí profano, che non ho ardito mai di accostarmi a’ venerabili penetrali di esso. Confesserovvi ancora ingenuamente una mia debolezza, ed è ch’io non ho mai potuto avvezzare queste mie labbra un poco indomabili a recitar troppo lunghe preghiere, e che i mattoni mi hanno ad avere grand’obbligo, perché le mie ginocchia non hanno soverchiamente logorata la lor molle superficie. Io ho un certo naturale fatto all’antica, che non si sa discostare dalle costumanze de’ nostri bisavoli e che male si accomoda a certe